Di Valentina Tomić
Finalmente torno ad assistere a un concerto a Milano, all’Alcatraz. Quel posto ha un posticino speciale nel mio cuore perché lì ho assistito al mio primo concerto.
Bando ai sentimentalismi e ai ricordi! Lunedì 26 Novembre la capitale lombarda ha ospitato due gruppi di un certo livello, Papa Roach e Stone Sour. Questa volta non ho fatto interminabili file dalla mattina, ma anzi, sono arrivata a cancelli già aperti e con una terza band di supporto che suonava.
Il locale era pieno per metà mentre suonavano gli Hounds, band che non conoscevo, ma che mi è sembrata valida e capace. Mentre aspettavo le mie amiche sono rimasta concentrata a guardare un paio di canzoni e l’interazione con il pubblico era bellissima. Il cantante era energico da morire e continuava a sorridere contento.
Verso le 8 è il turno dei Papa Roach. A dire il vero ero convinta che loro fossero la band principale poiché TicketOne ha messo il loro nome per primo, cosa che generalmente denota l’headliner della serata. La mia convinzione si è sgretolata qualche giorno prima del live perché sapevo che li avrei visti suonare per pochissimo. A luci spente parte l’intro che caratterizza “Burn” e, nonostante fossi dal bar convinta di “godermi il concerto in pace”, non resisto alla tentazione di scendere e buttarmi in mezzo alla folla. Sale sul palco Jacoby e il divertimento inizia. Molta gente era presente per loro e infatti sono in molti a cantare, saltare e a battere le mani a tempo. La seconda traccia è “… To Be Loved” e vi assicuro che seguire il parlato di Shaddix è quasi impossibile se non si conoscono alla perfezione le parole. Conclusa la canzone è la volta di “Getting Away With Murder”, per la mia gioia; l’album omonimo è infatti uno dei miei preferiti della band.
Non so se i Papa Roach hanno capito che il loro ultimo lavoro non è stato un successone, o se non convince nemmeno loro, ma è solo dopo tre canzoni affermate che suonano “Still Swinging”, singolo dell’ultimo album, “The Connection”. Sono in pochi a conoscerla, perlopiù si canta il ritornello. Ritornano all’album precedente con “Forever” per proseguire con “Lifeline”, accolta benissimo dall’intero pubblico che cantava a squarciagola (perlomeno, io non mi sono risparmiata!). Si lascia spazio a “Where Did the Angels Go?”, seguita da “Scars”, una delle tracce più famose dei Papa Roach. Ero piuttosto indietro, vedevo e sentivo benissimo, e ho potuto notare come quasi tutti conoscessero le parole. Canzone stupenda, senza dubbio (che ho pure fatto sentire al telefono a mia sorella). La band torna al nuovo album e ci propone “Leader of the Broken Hearts” di cui non conoscevo le parole, ma la voce di Jacoby era davvero un piacere da ascoltare. “Solo i nostri veri fan conoscono questa canzone!” annuncia il cantante mentre partono le prime note di “Holliwood Whore” e tra un boato, uno schiaffo che lo stesso Shaddix si dà in faccia da solo (vi assicuro che si è sentito un “ciaf!” non da poco) e gesti da zombie, è il turno di “Between Angels And Insects”. Traccia molto vecchia, cantata da pochi, ma apprezzata da tutti. Al termine c’è un momento di silenzio e in cuor mio sapevo che stavano per sganciare la bomba finale, “Last Resort”. Il parlato è conosciuto da tutti, si canta, si salta e ci si esalta; pure sui piccoli spalti dell’Alcatraz noto che la gente canta e abbozza teatrali gesti da rapper. I Papa Roach terminano così il tempo a disposizione, lasciandomi un pochino di amaro in bocca perché avrei preferito vederli suonare per molto più che 45 minuti.
Alle 9, puntuali, salgono sul palco gli Stone Sour. Band che conosco solo di nome, me ne aveva parlato un’amica, ma che ero comunque molto curiosa di sentire. Non conoscendo nessuna canzone, posso solo darvi il mio parere sull’esibizione. Ho seguito il tutto dall’alto, dove vedevo e sentivo alla perfezione. La band è molto precisa, brava e anima il pubblico con poco sforzo. Molte persone conoscono la band perché fan degli Slipknot e sanno già cosa aspettarsi. Corey Taylor ha una voce pazzesca, anche mentre parla è una gioia per le orecchie. I brani, a differenza magari di quelli dei Papa Roach, sono un po’ più lunghi e strutturati, il pubblico reagisce, ma non riesce a tenere moltissimo il passo e spesso è stanco o in riserva di energie per il brano successivo. Il locale era pieno e quando il cantante chiede “Can you please make some fucking noise?!” mi rendo conto di quanta gente in realtà ci fosse. Le utlime tracce sono suonate alla chitarra dallo stesso Corey, che si accompagna in pezzi più lenti, che gli permettono di dare sfoggio delle sue enormi potenzialità canore.
Indubbiamente, a esibizione conclusa, capisco come mai abbiano così tanti fan.
Ad ogni modo il setlist completo presentava le seguenti tracce:
- Gone Sovereign
- Absolute Zero
- Mission Statement
- Hell & Consequences
- Orchids
- Made of Scars
- A Rumor of Skin
- Reborn
- Monolith
- Blotter
- RU486
- Say You’ll Haunt Me
- Digital (Did You Tell)
- Encore:
- Bother
- Through Glass
- 30/30-150
Sia i Papa Roach che gli Stone Sour hanno saputo mantenere vivo l’Alcatraz, suonando e cantando alla perfezione. Entrambi molto precisi dal punto di vista tecnico e vocale, ma anche molto calorosi nei confronti del pubblico.