di Michele Pioveguado
Era da tantissimo tempo che non facevo dieci ore di fila per andare ad un concerto (più o meno dall’ultimo anno di liceo mezza decade fa!) ma per una band come i Sum 41, che ha allietato le giornate infernali della nostra prima adolescenza e che è rimasta ferma per un sacco di tempo (più o meno dall’ultimo anno di liceo mezza decade fa!). Tenete anche conto della novità rispetto all’ultima volta che li abbiamo visti in Italia, cioè il ritorno di Dave “Brownsound” Baksh, ragione per cui io e credo molti di voi, abbiamo iniziato a suonare la chitarra.Non indugio oltre e cerco di raccontarvi le mie impressioni senza fangirlare troppo.
Noi non ce li abbiamo i Sum 41 che suonano dopo mille anni di assenza dai palchi, però se andate in macchina con Sara e Chelli possono cantarvi Hands Down con tantissimo pathos. 
Come ormai ben saprete, un paio di giorni fa si è tenuto questo fantastico evento chiamato APMAS, ovvero gli awards di Alternative Press, a meno che non viviate in una caverna isolati dall’umanità (ma presumo che in tal caso non stareste nemmeno leggendo questo post). Oltre ai premi. a Mike Herrera che canta con i Simple Plan, all’ennesimo look osceno della Williams, a Trace Cyrus che decide di rovinarsi definitivamente la carriera, alle persone truccate, il fatto fondamentale della serata è stato il ritorno sulle scene dei Sum 41, dopo i 
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