di Chelli
Come ormai ben saprete, ogni volta che c’entrano gli Ataris io vado di matto e faccio cazzate (lo testimoniamo i report di quando abbiamo fatto 1–2–3 su 4 date, quando sono andata a new york per la reunion, e questa intervista a caso).
Questa volta le cose sembravano semplici perché la data più vicina era ad un tiro di schioppo dal mio paese sperduto nelle campagne, al Circolone di Legnano, luogo di molteplici serate finite rotolandosi a terra dal ridere (tipo questa, oggi facciamo revival). Ma ovviamente non bastava.
Il 22 gennaio era guarda caso il quarto venerdì del mese e sappiamo tutti che “quarto venerdì del mese” significa College Party Bologna e dove c’è College c’è Sara, quindi se due più due non fa sette, Kris al Freak Out + Sara al College Party = io che regalo dei soldi alle ferrovie italiane e li seguo entrambi.
Sono contentissima, davvero, che We Live e Linoleum mi abbiamo portato il mio Ciccio al Circolone, ma hanno sbagliato due cose: scrivere cose senza senso ogni 3 minuti ogni giorno per due mesi sull’evento di Facebook, e scegliere le band in apertura che non c’entravano niente e infatti al posto di sentirle e supportare la scena sono stata seduta sugli sgabellini altissimi a parlare con gente e fare cose.
Time travelliamo a quando Kris sale sul palco e inizia a suonare: io ovviamente ero davanti a perdere l’uso dell’udito di fianco alle casse solo per poter appoggiare il giubbotto sul palco, lui era ovviamente sul palco perché se no di cosa staremmo parlando? La cosa strana era la sua presa bene esagerata.
Inizia con “In This Diary” e si torna indietro di una decina di anni, spariscono le rughe e spuntano i brufoli, gli iPhone si trasormano in Nokia 3330 e gira voce che in TV si siano messi a trasmettere Buffy!
Si prosegue con tutti quei brani che hanno segnato la nostra adolescenza, per di più tratti da Blue Skies e da So Long, Astoria… è dal 2009 che quando ogni volta ci propina questi pezzi vecchi e mai niente di nuovo perché Graveyard of the Atlantic è stato scritto e registrato in Molise (probabilmente lì è stato addirittura pubblicato ed è già disco di platino), ma a noi sentire queste canzoni ci ammazza sempre di feels.
Ed è così che i polmoni esplodono su San Dimas, Fast times at Dropout High e I.O.U One Galaxy. La presa bene di Kris lo spinge addirittura a farci fare i coretti su Boys Of Summer : ha persino pensato di farci uno scherzone per vedere se sapevamo dire “you’ve got your hair slicked back and those”, ovviamente non lo sapevamo dire e lui ci prendeva in giro, peccato che abbia poi cantato “sunglasses on baby” mentre in quel ritornello è “wayfarers” e non “sunglasses”, ah Ciccio, cosa mi combini.
C’è il tempo anche per aneddoti divertenti sulle ex fidanzate, sulle richieste di canzoni esageratamente ricercate (tipo elvis was a skinhead, se qualcuno nei prossimi anni gliela richiede davvero lo sposo) e robe divertenti del genere. Sorpresa sorpresina: c’è anche una nuova canzone, dedicata alla nuova fidanzata Corey che io ho ovviamente ben creepato su instagram fin dall’inizio e posso con certezza dire che è la sosia di Kate Micucci (la fidanzata di Raj in Big Bang Theory). La canzone suonata così in acustico sembra esageratamente country ed il testo è esageratamente cheesy quindi a me piace da morire poi vedete voi.
I pezzi esageratamente fighi della serata sono stati Losing Streak e My Hotel Year, poi vabbè in So Long, Astoria è sceso a suonare in mezzo a tutti e lì era impossibile non star male.
La sua voce era più potente del solito, ha suonato tutto benissimo, niente problemi tecnici, niente cazzate, e aveva proprio quella sparkle che rende tutto “this night was too good to be true”.
La roba che mi ha fatto più ridere del post concerto è stato “prendete gli adesivi, sono gratis, prendetene tanti perché pesano a portarli in giro”.
Sono tornata a casa contenta e morente dalla voglia di rivederlo il giorno dopo.

Solo che le cose non sono andate proprio come previsto. Sapevamo che la Corey era tornata a casa e che quindi lui sarebbe stato triste, ma soprattutto pensavamo ci sarebbe stato. Nel senso, al Freak Out per il soundcheck, o almeno per le dieci e mezza, orario in cui avrebbe dovuto iniziare a suonare. Invece no, lui era in giro perso per le strade di Bologna, con la sua chitarra ed il suo cappello stile vacanza a Porto Cervo (io me lo immagino anche con un sorriso ebete), che camminava spensierato, il che gli avrà certamente fatto bene visti i chili di troppo accumulati negli ultimi anni (gli stessi che l’hanno spinto a vendere su Ebay il giacchetto di jeans del video di In This Diary). È anche stato avvistato al McDonald’s nonostante lui avesse detto “mi fanno schifo i fast food, l’unica cosa del Mc che mi piace sono i macarons” (in un’intervista che non abbiamo mai pubblicato tra l’altro). C’era qualcosa che non quadrava! Cioè, non ci crede nessuno che non ti mangi gli hamburger Ciccio!
Pensate che ridere se Kris Roe legge sta cosa e la traduce con Google Translate.
Finalmente arriva, sorridente, come se nessuno della gestione del locale lo stesse odiando ed il fonico non avesse poi risposto “no” alle sue richieste di alzare/abbassare le cose in spia.
A questo disagio si aggiunge una chitarra che si scorda continuamente, le parole delle canzoni sparate a caso ed un pubblico molto poco partecipe (a differenza di quello di Legnano in cui tutti sembravano miei cloni superfangirl esaltati, BRAVI TUTTI).
L’ultima cosa però non è colpa di Kris, è colpa del locale, due errori fondamentali anche qui: 1) Kris Roe in apertura ai The Membranes? Non sono generi un po’ diversi e generazioni di ascoltatori un po’ diverse? Tipo che nessuno dei presenti era interessato ad entrambe le band? 2) Una volta arrivata tardissimo al College, degli abitanti di Bologna e dintorni mi hanno chiesto “Ma come mai così tardi?” “Ero a vedere Kris Roe al Freak Out!” “Davvero? Io vado a vederlo a Cesena domani e invece lui ha suonato a Bologna? Ma c’era l’evento di Facebook?”
Prendetelo come un consiglio per il futuro.
Ovviamente nonostante tutto ci sono stati gli highlight tipo Better Way e la chiusura con i Anderson, si parla di Anywhere But Here, mica si scherza! Solo che “chiusura con Anderson” significa “non chiusura con So Long, Astoria” e non fare So Long, Astoria credo sia considerato reato in almeno 49 stati degli USA (il 50esimo è l’Indiana, lì se chiude con Anderson son contenti anche se la citazione non è tanto felice).
Insomma bello lo stesso però disagio quadruplicato.
Non mi resta che ringraziare Canthc sia per l’aperitivo col tè caldo da Ken, sia perché senza di lui o non vedevo Kris o morivo al Freak Out senza mai raggiungere l’immenso disagio del College Party di cui vi parlerà un’altra persona in un altro momento.
Ah, Kris ha detto che tornerà full band a fine anno o a inizio anno prossimo. Però aveva anche detto che Graveyard Of The Atlantics sarebbe uscito nell’estate del 2009.