Da quando gli All-American Rejects sono andati in hiatus (5 anni fa, sì lo so, anche a me sembra di averli spesi ieri i soldi per la deluxe edition di Kids in the Street – nda) ho sempre pensato che tutto questo tempo Tyson l’avesse passato guardandosi allo specchio. Perché è esattamente quello che avrei fatto io se fossi stata un figo e una diva come lui. Continua a leggere Tempeste ormonali scatenate da Rejected: il mini documentario sugli All-American Rejects
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L’ormone impazzito: Giosada
Lo sappiamo, lo sappiamo: “i talent show sono il cancro della musica”, “non esce niente di buono da quei programmi lì”, “sono tutte cose pilotate”. Poi però i vostri giovedì sera (o le vostre domeniche se non avete Sky) li avete passati tutti sul divano, smartphone alla mano per commentare in diretta sui social e garantirsi i big likes, a guardare la faccia da culetto ciccioletto di Cattelan, a sfottere Skin perché non si capisce un cazzo di quello che vuole dire anche quando lo dice in inglese (che si presume essere la sua mother tongue) e a sentire i protagonisti del programma cantare cover improponibili pensando “se fossi stato io il giudice gli avrei fatto cantare “Hands Down”. A tutti. In tutte le puntate”.
Che poi se non arrivi al pubblico con Hands Down non sei degno di vivere, è da quello che si capisce se uno ha l’X factor o no. Tipo se riesci a cantarla tutta senza affogare nelle tue stesse lacrime hai vinto.
Sto divagando.
Noi abbiamo fatto così: abbiamo passato tutti i nostri ultimi giovedì sera a guardare XF9. Ma non ce ne vergognamo e lo diciamo apertamente e anche fieramente. Quest’anno poi ci è andata di lusso perché c’era Giosada.
Giosada è figo e infatti ha vinto.
Perché alla fine X Factor non lo si guarda per la musica, e non lo si guarda per supportare i No Blame e i Waiting For Better Days. Si guarda per vedere i manzi in alta definizione (w il progresso tecnologico!).
Se volevamo ascoltarci della buona musica ci mettevamo a letto con l’iPod, con Spotify o ci perdevamo negli angoli più imbarazzanti di YouTube, no? E se volevamo supportare i No Blame (che sono comunque un gruppo della madonna anche senza Giosada), i Waiting For Better Days o qualunque altra band underground italiana, prendevamo la macchina e andavamo all’Honky, al Circolone, alla Tenda o agli School of Rock, che non penso esistano ancora, ma era bello citarli. Invece il nostro unico scopo era rifarci gli occhi, anche perché, citando il detto popolare: giovedì gnocchi.
E torniamo a Giosada, che prima andava in giro a fare crabcore e, ad un certo punto, probabilmente a caso, si è ritrovato sul palco di X Factor (sempre a fare crabcore).
È arrivato alle selezioni con i capelli tipo post-sbronza ed un immenso handmade scollo a v alla sua maglia dei Fair Do’s (già questa è stata una grande conquista per il programma dai) e a Skin è evidentemente partito l’ormone, ma è riuscita a rimanere professionale e posata limitandosi ad un “sei carino” che nascondeva chiaramente un “ajskahufihoijicenugihreihhfjdjghk!!!!!” condito di bava.
Poi ai bootcamp ha cantato Free Fallin’ e lì basta, tutte conquistate, perché se prendi un manzo e gli fai cantare John Mayer, che volendo pure lui è un manzo, ti viene un doppio cheeseburger e a tutti piacciono i doppi cheeseburger (si, lo sappiamo che Free Fallin’ non è di John Mayer, ma di Tom Petty, però la maggior parte della nostra generazione la conosce per quello).
Poi lui è un po’ pop punk (niente è più pop punk dell’hc) quindi c’è pure il bacon.
Durante le puntate ha cantato sempre e solo cose belle e dignitose essendo pupillo di Elio, che dopo 9 edizioni del programma sembra essere l’unico a non trovare mai canzoni esageratamente di merda. E niente, Giosada ne è sempre uscito bene anche nella sfortunata volta in cui è finito in ballottaggio.
Ciò che non convince non ha niente a che fare con la musica; sono i suoi discorsi, che sono tipo quelli di Skin: non vogliono dire assolutamente nulla. O forse siamo noi che non l’abbiamo mai ascoltato; sapete non è difficile farsi distrarre da cose più interessanti tipo la barba.
L’inedito poi non ci ha colpito molto, però ci è piaciuto molto il cappello stilosissimo che aveva nella street performance e anche quando ha fatto i Doors e gli hanno messo il mascara, che più emo di così c’è solo bo Pete Wentz che si cala le braghe sul web.
Tutte queste parole per dire:
1) Bello
2) Bravo
3) Bello e bravo
4) Crabcore
L’ORMONE IMPAZZITO: Jonathan Donnaes
di Ilaria Collautti
Si sa ben poco di Jonathan Donnaes: è un batterista, usa un cognome falso su Facebook, ama il cibo ed è fregno. Niente data di nascita, niente colore preferito, niente numero di cellulare. Continua a leggere L’ORMONE IMPAZZITO: Jonathan Donnaes
L’ormone impazzito: Frank Iero
Frank Anthony Thomas Iero è nato a Newark la notte (o il giorno, bisognerebbe chiedere a sua madre) di Halloween del 1981, fatto che fa già abbastanza ridere dato il soggetto, ed è noto, oltre che per essere stato il chitarrista dei My Chemical Romance, per essere figo e rotolarsi sul palco. Continua a leggere L’ormone impazzito: Frank Iero
L’ORMONE IMPAZZITO: SHAWN HUNTER
Mi pare fosse circa il 1999 quando mi innamorai perdutamente di un mio coetaneo americano di nome Shawn Hunter. Ma presto mi rassegnai: la nostra storia d’amore era finita ancor prima di iniziare dato che lui era un personaggio immaginario e che, dato che all’epoca non esisteva questa storie del ”in contemporanea con la prima TV americana”, non era veramente mio coetaneo. Continua a leggere L’ORMONE IMPAZZITO: SHAWN HUNTER
L’ORMONE IMPAZZITO: DEREK GRANT
Quando ero giovane avevo un avatar su ForumFree che diceva “Skiba is sex”.
Questo succedeva perché ancora non avevo acquistato Crimson per poter ammirare da vicino la bellissima foto in cui Derek Grant non si vede ma, nonostante ciò, si intuisce che è figo. Continua a leggere L’ORMONE IMPAZZITO: DEREK GRANT