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REVIEW: sin by John Floreani

di Martina Pedretti

Il cantante dei Trophy Eyes, John Floreani, ha fatto uscire il suo EP da solista sin il 7 giugno 2019, per Hopeless Records. Con una commistione di puro dolore e triste gioia, l’ex Little Brother, ha realizzato un piccolo capolavoro che fa piangere, ballare e pensare al significato di esistenza tutto nello stesso momento.

Dopo l’EP Terrace e il singolo Cleveland, OH, usciti sotto il nome Little Brother, John Floreani si è visto arrivare una denuncia da parte di un gruppo rap particolarmente indignato. Costretto a cambiare nome, John ha deciso di scegliere proprio il suo per lanciare il suo nuovo EP da solista, sin.

Abituati alle sonorità più heavy dei Trophy Eyes, quando il primo singolo Echoes è uscito ha lasciato tutti di stucco. Si tratta infatti di un brano intenso, denso e carico di emozioni, realizzato ad hoc da un Floreani che dopo ogni lavoro matura sempre più dal punto di vista musicale. Il ritornello di Echoes è qualcosa di epico, un’esplosione di dolore che viene espresso alla perfezione dallo strumentale e dalla perfetta voce del cantante.

Oh, Brother, brano d’apertura del disco, è stato il secondo singolo di sin e racconta la triste relazione di John con il fratello. I due non si vedono da diversi anni e quando ho avuto l’opportunità di vederla live suonata in acustico da John è stato un colpo al cuore. Floreani è stato l’unico che per anni gli è stato affianco, come suo unico confidente e amico, ma le cose sono cambiate dopo l’ennesimo torto subito. “Oh brother / They say blood is thicker than water /And I tried everything I know to learn to let you go / But I don’t love you anymore”.

Nonostante questo sia un EP perfetto questa volta non voglio dilungarmi troppo, in quanto ritengo che si tratti di un’esperienza molto particolare e personale, da vivere nel momento giusto. Voglio che vi avventuriate nel mondo di John Floreani indisturbati. Forse non è questo l’obiettivo di una recensione? La mia recensione è dirvi che sin è difficile da descrivere, ma che è necessario viverlo.

Before The Devil Knows I’m Dead è probabilmente il mio brano preferito, nel quale la voce di John Floreani è accompagnata solo da qualche tasto di pianoforte e una sorta di percussione cupa. Una canzone d’amore per la sua ragazza Bianca, che lo ha risollevato dal momento peggiore della sua vita. Bianca è cattolica praticante e in questo brano John si chiede “le passa mai per la testa che io non ci sarò in quello che lei pensa sia la vita dopo la morte?”I don’t know how to tell you / But where you’re going when you die / They don’t let the bad folk like me inside / I know I promised forever / But forever is a long, long time / Can you stand to be alone in your afterlife?”

Mi asciugo le lacrime pensando ai brani più leggeri dal punto di vista musicale, che sono Don’t Wait Up, Ugly Love e Cocaine. Piazziati a metà EP per riprendersi da Oh, Brother e per prepararsi alla triade del dolore composta da Before The Devil Knows I’m Dead, Repent e I Don’t Want to Be Here Either, sono quell’ondata di triste gioia di cui c’era bisogno in sin.

Quindi sin è John Floreani stesso, che racconta la sua vita, le sue esperienze, i suoi alti e bassi, ma non chiede o cerca alcun tipo di redenzione. Racconta della vita di un normale ragazzo nei suoi 20 e tutte le brutte cose che ha fatto per realizzare il suo sogno. Infatti sin altro non è che la biografia di John Floreani, raccontata in modo magistrale e con la capacità di toccare corde dentro chi lo ascolta, di cui nemmeno si sapeva l’esistenza. 

VOTO: 10/10

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