di Alessandro Mainini
Un’emoji per ghermirli e nel legno incatenarli. Come per l’Oscuro Signore di Mordor nessuno li ha mai visti in volto, solo che al posto di forgiare anelli sfornano canzoncine alt-pop tremendamente orecchiabili e contagiose, e girano sempre con un sacchetto in testa con disegnate due faccine: Legno Felice e Legno Triste, i due volti della band, le due emozioni più comuni e universali, la dicotomia che regge e governa il mondo.
A poca distanza dall’uscita di Titolo album (non ci siamo dimenticati di inserire il titolo del disco: è proprio questo il nome dell’album, e dietro c’è una curiosa storia) per Matilde Dischi, abbiamo recuperato Legno Felice e Legno Triste per scavare nella corteccia del loro disco –stando molto attenti a non far partire nessuna scintilla.
Come descrivereste la vostra musica a una persona che non vi conosce? Qual è il vostro tratto distintivo?
“Ciao, raga! Noi siamo i Legno: Legno Felice e Legno Triste!” … Ahah, a parte gli scherzi, il nostro progetto è nato un po’ per gioco: avevamo scritto una serie di canzoni che volevamo vestire dandogli un senso. Poi è arrivata l’idea di Legno, di creare questo personaggio con la scatola come se fosse un supereroe della musica; ci siamo divertiti molto nel dare due volti, felice e triste, a Legno. Legno ci rappresenta: a volte coprirsi è il miglior modo per aprirsi con la gente. Quando siamo Legno non abbiamo più segreti; senza veli ci presentiamo al nostro pubblico come un amico a cui puoi dire e confidare tutto. Abbiamo un rapporto bellissimo con le persone che ci stanno seguendo, a loro non interessa sapere chi c’è dietro la scatola ma sapere che quello che c’è all’interno delle nostre canzoni che faranno proprie. Insomma, come dice lo Zio Ben, “da grandi poteri derivano grandi responsabilità.”
Da cosa vi lasciate ispirare quando dovete comporre? Nascono prima i testi o prima la musica di una vostra canzone?
Le nostre canzoni nascono da sole… citazione a parte, effettivamente ci rappresenta molto questa frase di Vasco e vi assicuriamo che le canzoni dei Legno nascono già con le parole, senza pensarci troppo: ci diciamo, scriviamo un pezzo e viene fuori. Ci piace molto che le nostre canzoni non siano troppo pensate ma abbiano quel fascino della prima volta, perché ci sentiamo più verità.
Tempo fa un artista mi spiegava come nei suoi testi eviti sempre di inserire riferimenti che possano indicare il periodo in cui è stata scritta la canzone (es.: “Facebook”, o “MySpace”), perché vuole che le sue canzoni siano “senza tempo” e non suonino “vecchie” a chi le ascolta magari dopo qualche anno. Nei vostri testi invece parlate liberamente di Tinder e di iPad. Avete mai pensato a questo concetto oppure scrivete consciamente i vostri testi in base alle ispirazioni del momento e a quello che è per voi importante dire a prescindere dalla potenziale obsolescenza?
A noi in realtà interessa proprio descrivere il nostro tempo: ci piace molto l’idea del risentire nei testi le mode e le usanze del momento in cui è stato scritto un pezzo. Se ascoltiamo le canzoni di Luca Carboni o degli 883, ritroviamo nelle parole riferimenti che fanno parte del nostro passato e che ci fanno ricordare un momento preciso della nostra vita. È un concetto un po’ romantico e malinconico perché ovviamente subentra la nostalgia; per noi questa cosa è fondamentale.
Sulla copertina del vostro album ci sono scatole con diverse espressioni. Credete che in futuro Legno Felice e Legno Triste possano mai diventare Legno Sorpreso e Legno Occhi a Cuore (o chi per loro)?
In realtà Legno Felice e Legno Triste sono i due stati d’animo più comuni; nel mezzo ci stanno tutti gli altri che rappresentiamo nelle parole e nei testi delle nostre canzoni. Abbiamo volutamente fatto la copertina dell’album con diversi stati d’animo proprio per rappresentare il nostro primo lavoro che va a toccare un po’ tutti questi ultimi.
Ad aprile vi siete fatti un po’ di date in giro per l’Italia. Qual è stata la migliore e la peggiore esperienza dell’andare in tour?
La migliore sicuramente è stata quella di incontrare la gente che ci ha scritto prima del live. Sentirli cantare le nostre canzoni è qualcosa di indescrivibile; si crea una certa emozione che paga tutte le fatiche che abbiamo fatto per costruire questo progetto, ed è soltanto l’inizio. La peggiore sicuramente è per Legno Felice che in questo tour è diventato l’autista. 🙂 😦
Quali sono gli artisti per i quali vi piacerebbe aprire le date italiane?
Che dire?, sono tanti! I primi che ci saltano in mente sono Gazzelle, Ex Otago… magari Calcutta 🙂 😦
Se foste degli influencer su Instagram, che tipo di influencer sareste? Quale sarebbe il vostro ambito di competenza?
Chiara Ferragni, ahah. Battute a parte, non sapremmo dirti, sicuramente l’influencer è un lavoro importante nei social network ma lo lasciamo fare a chi lo sa fare; noi ci limitiamo a utilizzare Instagram per rimanere in contatto con i nostri fan.
Domanda finale. Cosa ne pensate delle uova.
Uova di dinosauro (cit. prof. Grant).
Puoi seguire i Legno sui loro canali social e streaming:
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I Legno suoneranno dal vivo alle seguenti date nel corso dell’estate: