Di Ilaria Collautti
Peach Club, pubblicato l’8 febbraio per Hopeless Records, è il quinto album degli Emarosa – band americana pilastro della cultura emo/post-hardcore che ha deciso di sorprenderci con un’inaspettata svolta pop.
Ad aprire le danze troviamo il primo singolo “Givin’ Up”, pezzone che ha convinto fin dal primissimo ascolto: catchy, ritmato, una di quelle canzoni che ti ritrovi a ballare e canticchiare prima di potertene rendere conto. Insomma, se questo è quello che dobbiamo aspettarci dal cambiamento degli Emarosa, potete già trovarmi sul loro store ad aggiungere disco (artwork da 10+) e merch nel carrello!
Purtroppo però mi toccherà fermarmi prima di fare danni, poichè – mi dispiace spoilerarvelo – purtroppo “Givin’ Up” è l’unico pezzo ad avermi convinta al 100%.
Da questo momento in poi, Peach Club diventa un susseguirsi di alti e bassi, con tracce non particolarmente efficaci su cui però spiccano “Don’t Cry”, “Cautions”, “So Bad”, “Wait, Stay” e “xo” – ballad acustica dove la voce di Bradley spazza via tutto e tutti.
Nel complesso le canzoni non sono brutte, ma credo manchi qualcosa per renderle più memorabili e originali: se escludiamo quelli già precedentemente citate, i brani rimanenti sono caratterizzati per lo più da strofe e/o ritornelli mediocri.
Il disco risulta abbastanza piatto e a tratti noioso, privo di buone idee se non in alcuni casi che, però, non bastano a farmi apprezzare Peach Club quanto vorrei, soprattutto perchè le aspettative date dal primo singolo erano altissime.
Bisogna però riconoscere il coraggio degli Emarosa nel compiere un passo così grande e distante da quello che la band ha sempre rappresentato, rischiando e mettendosi in gioco per la voglia di sperimentare.
Risultato non da buttare completamente ma sicuramente da aggiustare, se questo è il sound che si intende mantenere per il futuro.
VOTO: 6-/10