di Elisa Susini
I Joyce Manor sono sempre stati una band che ti dice le cose in faccia: nelle urla quando le chitarre si stoppano in “Constant Headache”, nel punk di “Chumped” o di “Catalina Fight Song”, nel ritornello melodico ma molto sentito di “The Jerk”, e gli esempi si potrebbero consumare.
Tuttavia, con “Million Dollars to Kill Me”, album uscito lo scorso settembre per la Epitaph, sembra che la band abbia trovato un modo diverso di canalizzare l’energia che da sempre la accompagna.
Nel disco precedente, “Cody”, del 2016, i segni di questo cambiamento si sono intravisti dietro le melodie più pop di “Stairs” e nell’acustica “Do You Really Want To Not Get Better?” che erano canzoni un po’ diverse rispetto allo stile a cui i Joyce Manor ci avevano abituato, ma anche profetiche per quello che sarebbe stato il passo successivo della band di Torrance, California, che per l’occasione ha reclutato come nuovo batterista Pat Ware degli Spraynard.
Più che mai, la melodia vocale ha un ruolo veramente importante in “Million Dollars to Kill Me” e lo vediamo nel pezzo più riuscito del disco, “Big Lie”, in cui Barry Johnson inizialmente canta sotto una strumentazione minima, che conferisce alla voce il ruolo che nella band, fino ad ora, avevano sempre avuto le chitarre. E questa enfasi vocale la ritroviamo anche in “I’m Not The One”; “Silly Games”, dove voce e tastiere conferiscono al tutto un sound molto Weezer ma moderno e malinconico “people on the street intimidate you / Though they see you cryin’, they all smile / Days go by but nothin’ ever changes / Was it ever worth it all the while”, e in anche in “Gone Tomorrow”.
Dal punto di vista dei testi e del sound, le canzoni rimanenti rimangono fedeli all’energia associata agli album precedenti della band. Nella title track “Million Dollars to Kill Me“, il ritornello è molto visivo ma d’impatto “She’s the only one who can take you to a pawn shop / and sell you for twice what you’re worth”, i riffettini in “I Think I’m Still In Love With You” sono proprio Joyce Manor classici, così come la opening track “Fighting Kangaroos”, e l’ironia pacata sia nei toni che nel testo di “Friends We Met Online” rende la canzone la più relatable del disco per tutta la nostra generazione disperata.
Nel complesso, “Million Dollars to Kill Me” è un bel disco di Joyce Manor. Elementare in alcuni punti ma sempre ben pensato in ogni brano, anche grazie alla giusta produzione di Kurt Ballou, e ci dimostra come questa band sia stata in grado di ampliare la propria gamma di risorse senza perdere nemmeno un po’ di identità.
Voto: 8/10