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REVIEW: “Identity Crisis” by WSTR

di Martina Pedretti

Il 31 agosto gli WSTR hanno pubblicato il loro secondo full length intitolato “Identity Crisis”. Il primo album della band uscito per Hopeless Records è uno dei più attesi dopo il successo di Red, Green or Inbetween, uscito lo scorso anno.

Anticipato da tre singoli che hanno riscosso solo consensi positivi, il secondo album degli WSTR si è proposto come qualcosa di diverso per la band. Già anticipata dal titolo, la crisi di identità si fa sentire, dal momento che gli WSTR mettono in gioco peculiarità inedite per il loro solito sound. Primi tra tutti gli assoli di chitarra, presenti in tutti i singoli “Bad to the Bone”, “Crisis” e “Silly Me”. La voce di Sammy finalmente si discosta da quella di Ben Barlow dei Neck Deep, sporcandosi in più di un’occasione.

Tra i brani più riusciti sicuramente l’opener “Tell Me More”, che mette subito in chiaro le sonorità del disco. Ritmi serrati, un ritornello che si ancora al vostro lobo temporale sinistro e un bridge rallentato pronto a esplodere. Ancora più memorabile è “Promiscuous”, un brano super pop punk, che però ricorda un po’ gli anni ’00.

Nonostante il brano “The Latest” sia tra i più noiosi del disco, sicuramente il ritornello è particolare e divertente con i suoi “blah, blah, blah, that’s all I ever here”. Arriva anche“Fling” che come il sopracitato è abbastanza noioso ma si salva per un ritornello fresco e incalzante. “Hide Everything Sharp” è uno dei brani più apprezzati dal pubblico, sicuramente è un pezzo interessante e ha determinati elementi interessanti, come lo pseudo rap di Sammy. Detto questo segue delle linee esecutive decisamente classiche e non strappa il podio dei brani di Identity Crisis.

Con l’entrata in Hopeless Records arriva anche l’obbligo di un pezzo acustico, ovvero “See You In Hell”. (Ok ok si sono allontanati dalle sonorità dei Neck Deep, ma qui più di un elemento riporta a 19 Seventy Sumethin’…)

“Ashtray” è una canzone carina, se non fosse per i cori del ritornello, che la rendono un po’ fastidiosa: “As your ashtray, as your as your ashtray / As your ashtray, as your as your ashtray / As your ashtray, as your as your ashtray”. Che scioglilingua. Chiude le danze “Riddle Me This” che parte già alla grande con un bellissimo clap along. Per i sottoni del pop punk diventerà una delle canzoni preferite dell’anno, in particolare grazie al suo ritornello calcolato alla perfezione: “Hey now, riddle me this / Beneath this wrist is a pulse that needs to slow down / Cure my itch I run the risk of falling underground”.

Le premesse erano delle migliori e gli WSTR sono riusciti a colmare l’hype che si era creato intorno a Identity Crisis. Sicuramente l’album segna una grossa crescita per la band, e aver firmato con Hopeless ha garantito loro di fare un bel salto di qualità. L’album precedente rimane una chicca nella loro, seppur breve, discografia ed è difficile stabilire quale dei due sia il migliore. Però è da sottolineare che se l’anno scorso “Eastbound & Down” è stato uno dei brani dell’anno, quest’anno lo sarà “Silly Me”.

BRANI TOP: Silly Me, Riddle Me This, Promiscuous, Bad to the Bone

VOTO: 8/10

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