di Samir Batista
Could Never Be You, primo disco (io che sono pignolo lo chiamo mini-album, ma poco importa) degli Youngest; lo dico perché nella parola “disco” si riassume, nonostante le tracce siano solamente 6, il primo lavoro veramente completo, esaustivo, della band milanese. Post-hardcore/emo sulla strada di gruppi come Title Fight e Basement, due voci abbastanza diverse a contrapporsi da inizio a fine, in una formula particolarmente vincente quando armonizzano tra di loro. Luca (chitarra e voce) ha un timbro più basso e più rauco e gli viene concesso più spazio: sue sono le canzoni che più colpiscono, da “Mantis” che a metà del lavoro si merita una medaglia d’oro, a “Blossom”, pezzo forte dei primi EP della band, più che meritevole di comparire di nuovo anche qui.
Gli Youngest chiudono con la title track, più lunga della media ma con palm-muting a mille nei versi e il suo ritornello ammaliante, una conclusione che fa centro e colpisce nel segno.
Could Never Be You è quel che ci aspettavamo dagli Youngest e forse anche un po’ di più.
Best Track: Mantis //
Voto: 8/10 //
FFO: breaking down senza ascoltare effettivamente dei breakdown, mettere le long-sleeve di band melodic hardcore senza ascoltare melodic hardcore, essere emo nel 2018