babbutzi orkestar 2018

Interview with Babbutzi Orkestar

di Alessandro Mainini

La sottile linea rossa tra i Balcani e Milano passa musicalmente per un complesso che autodefinisce il proprio sound come “Balkan sexy music“, e che all’ascolto suona “come se Vinicio Capossela avesse scritto una canzone dopo una sbronza sull’altra sponda dell’Adriatico”. Questa la primissima impressione che ho avuto facendo partire “5“, il nuovo EP della banda uscito lo scorso mese. Loro si chiamano Babbutzi Orkestar, e abbiamo scambiato due parole per approfondire il loro disco e il loro mondo.

Aiutate noi fan del pop punk e del punk rock a capire come suona la Babbutzi Orkestar. Secondo voi cosa vi accomuna e cosa vi differenzia da questi due generi?

La Babbutzi Orkestar ha un’anima punk e un’attitudine rock, forse un po’ meno pop. Anche se ci sentiamo molto popolari, o almeno cerchiamo di esserlo con la nostra musica che ha delle radici fortemente legate alla tradizione, al folk! Il termine pop deriva da “popolare”, resta da capire se intenderlo nel senso di notorietà o se legarlo più a un concetto di musica tradizionale. Se è la seconda ipotesi, allora siamo anche un po’ pop.

5 è il vostro primo disco cantato interamente in italiano. Da dove è venuta l’esigenza di cantare nella nostra lingua?

Non possiamo parlare di esigenza. È stata più una voglia di sperimentare il suono della nostra lingua sul sound della banda. Quando ci siamo accorti che il risultato finale non ci faceva rimpiangere i nostri precedenti “gramelot”, abbiamo capito che era la strada giusta.

Qual è secondo voi la canzone che incarna al meglio l’essenza del disco e per quale motivo?

I brani che compongono il disco sono nati in realtà circa due anni fa, subito dopo la pubblicazione di Tzuper. Chiaramente a quei tempi avevano una forma più grezza, erano ancora fanciulli, e avevano necessità di essere arrangiati per crescere e diventare quello che sono ora. Dei 5 non c’è un brano in particolare che incarna l’essenza del disco, sono tutti fondamentali perché il disco abbia un corpo e un’anima, appunto un’essenza. Non riusciamo a immaginarci 5 senza uno tra i brani che lo compongono, come non riusciamo ad immaginarcelo con solo uno tra i brani. Se proprio dobbiamo citarne uno probabilmente diremmo Tony Makkeroni: è stato il primo brano scritto tra i cinque, e quindi quello che ci ha fatto muovere i primi passi per creare l’album.

La prima traccia del disco, Chiky Chiky, ha un featuring con le I’m Not a Blonde. Com’è avvenuta questa collaborazione?

Con Chiara Castello, voce di I’m Not A Blonde, ci si conosce da parecchi anni e di conseguenza abbiamo poi legato anche con Camilla. Chiara aveva già collaborato con noi, più che altro dal vivo in occasione di qualche spettacolo, in studio è stata una novità. Quando è nato Chiky Chiky si è sentita subito l’esigenza di inserire una voce femminile, e se fossero state due ancora meglio! Abbiamo proposto l’idea alle “Bionde” alle quali fortunatamente il pezzo è piaciuto. Da questo step il resto del lavoro in studio è stato in realtà molto semplice e soprattutto naturale.

Come nasce il personaggio di Tony Makkeroni, protagonista della canzone omonima che è la mia preferita dell’EP? È basato su una persona realmente esistente o è un prodotto della vostra fantasia?

Tony è un personaggio che ci siamo inventati. Una sorta di bagnino completamente fuori da ogni schema, dotato di una follia contagiosa che sfocia nel bisogno di sfuggire in parte alla realtà ma soprattutto ai cliché che la società si aspetta vengano in qualche modo rispettati. Tony è un po’ il bambino che sopravvive in ogni adulto, e che spesso viene tenuto prigioniero. Ma non dimentichiamo che Tony è anche “un esperto in bei meloni!”

 

Il vostro disco è stato definito “un crossover da osteria”. Cosa non deve mai mancare in un’osteria che si rispetti?

Molto semplice: l’allegria!

Descrivete il concerto ideale della Babbutzi Orkestar in tre frasi. Come devono essere il pubblico, il locale e l’atmosfera?

Il pubblico deve essere pronto a tutto, perché noi lo siamo sempre; il locale deve trasformarsi in un’osteria; l’atmosfera deve essere cialtrona!

Ma cosa si beve a un concerto della Babbutzi Orkestar?

Acqua?

C’è un film di cui avreste voluto scrivere la colonna sonora? Magari al posto di quella reale?

Tutti i film che amiamo sono già accompagnati da perfette colonne sonore, che si incastrano perfettamente con le storie e le scene. Quindi non credo che ci sia uno tra questi di cui avremmo voluto scrivere le musiche. Piuttosto, ci piacerebbe molto scrivere della musica per un film! Speriamo che questo film ci trovi presto… noi lo aspettiamo!

Domanda finale (questa la facciamo a tutte le band che intervistiamo): cosa ne pensate delle uova?

Ottime con gli asparagi e una tazza di prosecco!

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