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Interview with Hesanobody

di Alessandro Mainini

Se pubblichi un disco che si chiama The Night We Stole the Moonshine sei sicuro di catturare subito la nostra immaginazione (e forse anche il nostro cuore). Lui si fa chiamare Hesanobody, ma forse presto non sarà più un “nobody”; o per lo meno, la sua musica meriterebbe platee più importanti di molta della musica che viene spinta al giorno d’oggi. Dopo la nostra “recensione al buio“, abbiamo deciso di fare qualche domanda a Gaetano per farci raccontare qualcosa in più sull’EP.

Partiamo dal nome del tuo disco. Che significato ha per te l’immagine del “rubare il chiaro di luna” (o la luce della luna) citato nel titolo dell’EP?

Rubare il chiaro di luna per me vuol dire fare qualcosa di impossibile, di impensabile addirittura. È un po’ il leitmotiv di tutto il disco: uscire da una situazione in maniera insperata, rendersi conto di dove si era e dove si è riusciti ad arrivare. Moonshine è in inglese anche un termine utilizzato per indicare cose prive di senso, parole vuote, idee inutili. Quindi mi piace pensare che il rubare queste cose le faccia anche scomparire dalla circolazione rendendo la vita più semplice, più gioiosa e con meno falsi problemi fintamente insormontabili.

Com’è il processo di registrazione di un disco registrato fra North Carolina e Reggio Calabria?

È indubbiamente divertente! Ma è anche complesso, vista la mole di mail, messaggi e FaceTime da fare con sei ore di fuso. Per il mio primo EP The Need to Belong è stato tutto così, ma per fortuna questa volta grazie alla mia etichetta abbiamo portato a Milano Mark Eckert, il mio produttore. Lavorare di persona ha tutto un altro sapore, è più rapido e permette di tradurre le idee in musica in maniera più veritiera, rispettando l’urgenza del processo creativo.

Secondo te qual è la canzone più rappresentativa di The Night We Stole the Moonshine e perché proprio quella?

Credo che dal punto di vista testuale Night 23 sia un po’ la summa di tutto il lavoro, essendo il pezzo dove vengono tratte le conclusioni ed in cui arrivano alcune risposte a diverse delle domande poste nelle precedenti quattro tracce. Da un punto di vista musicale non saprei, forse Roadblock. Il suo continuo mutare di sezione in sezione è probabilmente rappresentativo della varietà delle altre canzoni, che pure mantengono un colore a mio avviso ben definito che le accomuna tutte.

Come si traducono live le tue canzoni? Qual è la differenza principale che un fan può percepire ascoltando il tuo disco nelle cuffie e ascoltandolo suonato dal vivo?

Con la mia band, composta da Matilde Ferrari alle tastiere e Francesco Falsiroli alla batteria, abbiamo cercato di restare il più fedeli possibile agli arrangiamenti studio, dunque l’esperienza idealmente è molto vicina all’ascolto in cuffia, senza però rinunciare a qualche variazione a sorpresa sul tema.

In questo ultimo periodo hai suonato sia al Sud che al Nord: hai notato qualche differenza su come vengono accolte le tue canzoni, sulle reazioni del pubblico?

Da emergente è sempre ostico approcciarsi ad un pubblico che non ha la più pallida idea di chi tu sia e delle tue canzoni. C’è sempre un certo disagio all’inizio, probabilmente da ambo le parti, mentre cerchi di abbattere quell’inevitabile barriera di diffidenza nei tuoi confronti. A volte riesce, a volte no, indipendentemente da Nord e Sud. Il pubblico italiano poi a mio avviso soffre di un grosso problema: ha paura di avvicinarsi al palco.

Per finire di parlare di concerti: qual è stato il primo a cui hai assistito? Ha influito sulla tua scelta di fare il musicista?

Se non ricordo male, il primo è stato quello degli 883 al Palapentimele di Reggio Calabria, quando avevo circa sei anni. Per quanto li adorassi, non credo abbia influito sulle mie scelte, ahah!

Ultimamente sarai stato piuttosto impegnato con la promo dell’EP. Qual è la cosa più divertente e quale quella più pesante dell’avere a che fare con i vari siti, riviste e webzine?

In realtà (e giuro, non è una paraculata) non c’è nulla di noioso o pesante. Ricevere attenzioni per quello che hai creato è bellissimo. Ogni volta che arriva una recensione, qualche riga che parla di te o delle domande per un’intervista, sono sempre lusingato. Sapere che qualcuno non solo ascolta quello che fai, ma addirittura usa un po’ del suo tempo per pensare a qualcosa da chiederti è per me un grosso stimolo a continuare a costruire, quindi grazie davvero.

Chi sono i tuoi idoli musicali? Se potessi scegliere uno di loro e passarci insieme una serata, chi sarebbe, dove lo porteresti, cosa berreste e di cosa parlereste?

Ti direi gli U2, essendo per me una religione. Li porterei a bere un amaro nella mia città natale e gli chiederei di nuovo quello che ho già avuto la fortuna di potergli chiedere in passato prima di un loro concerto: suonate Acrobat, vi prego.

Domanda finale. Cosa ne pensi delle uova?

Le uova sono persone orribili.

 

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Hesanobody sarà di scena a Milano il 13 aprile presso l’ARCI l’Impegno. Tutti i dettagli qui.

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