“Per te finisce male Zì” – Chunk! No, Captain Chunk! @ Parma/Roma 11/12-06-2016

Di Jorjo Molfèèèssseee (cit.)


Finalmente! Sono due anni che aspetto il vostro ritorno in Italia, mannaggia a voi! Mi fate sempre spendere soldi in giro per l’Europa.
Ok, come avrete capito i Chunk! No, Captain Chunk!, la mia band della vita da quasi dieci anni a questa parte, sono tornati in Italia per due imperdibili date al Mu di Parma l’11 Giugno e al Traffic di Roma il giorno seguente.
Potevo perdermene una? Con due delle mie tre band preferite sul palco? Ovviamente no.
Prendiamo la dolce cara Peugeot 206 appena rimessa a nuovo e ci avviamo verso la prima destinazione. Arriviamo presto, prestissimo, abbiamo tempo anche di fare un apericena veloce prima di fare quattro chiacchiere con i francesini, cantare la Marsigliese assieme e salutare tutti i nostri amici. In men che non si dica però, la festa inizia.
Salgono sul palco i Just For Kicks e successivamente i One Last Yard. Le due band scaldano la serata, senza infamia e senza lode, consapevoli dell’importanza dell’evento. Un sacco di gente nuova avrebbe assistito ai loro live, quindi hanno cercato di impegnarsi al massimo.

13427779_1243131005705542_8508678805209193143_nPoco dopo i Why Everyone Left salgono sul palco e la musica, obiettivamente, cambia. Sono la miglior band italiana della scena per distacco e lo dimostrano ogni volta che salgono sul palco. Sia a Parma che a Roma tirano giù tutto, la gente è davvero presa bene e ogni volta rimango a bocca aperta, tanta roba. La scaletta poi è perfetta, quasi, perché manca “Long Nights And Drives” ma prima o poi la riavrò, maledizione. Vi amo.

Prendo un drink velocissimo, e poi mi ributto nel pit per il set dei Chunk. Partono le prime note di “Haters Gonna Hate” ed è subito il disastro, saltano davvero tutti quanti, qualcuno mosha abbastanza rispettosamente (ne riparliamo dopo) e il pogo comincia a farsi intenso. Alla opener si lega la meravigliosa “Playing Dead”, che non ha bisogno di presentazioni ed è la mia canzone preferita di sempre della storia dell’universo.
Il set continua con Bert che prova a parlare in italiano, col pubblico che lo incita a bestemmiare (onestamente non fa più ridere rega, ok una o due volte ma poi zero) e con “Taking Chances”, pezzone sempre e comunque.
13418812_1243131435705499_7591455033817275369_nLa gente continua ad essere nel mood giusto, sia nei pezzi più festa tipo “All Star” e “The Other Line” che in quelli più cattivi come “Pull You Under” e “I Am Nothing Like You”.
Continuo inoltre a pensare che “Reasons To Turn Back” sia una delle canzoni più sottovalutate della band, live rende davvero tantissimo e io ogni singola volta perdo la testa. Il tutto si chiude con “Restart” e l’inno “In Friends We Trust”, dove il sudore ricopre completamente le maglie di tutti i presenti.

Niente da dire, set perfetto, magari un po’ impreciso dal punto di vista vocale e dei suoni, ma chissenefrega insomma.

Resto un po’ al Mosh Party, mi faccio spiegare da Paul la storia della Offend, riprendo la macchina, torno a Padova, dormo un paio d’ore e sono di nuovo in piedi per andare a prendere il Megabus. Tra l’altro mi ero completamente dimenticato di stampare tutto quanto: prenotazione Megabus, hotel e biglietto della serata di Roma. Bene così.

Dopo 7 lunghe ore di scomodissimo pullman, arrivo a Roma e grazie a una dolcissima amica riesco ad arrivare in poco tempo all’hotel vicino al Traffic. Doccia veloce, Polonia – Irlanda Del Nord, e via verso il locale. Trovo in zero due i miei amici dei Tidus Is Alive, con cui passerò praticamente tutta la serata, persone veramente troppo belle, con una band troppo bella, con l’handicap di essere un po’ fuori dal mondo. Li chiamiamo al Nord prima o poi? (Rega dopo questa vergognosissima pubblicità gratuita mi dovete come minimo una bufala li da voi).

Bando alle ciancie! Entro nella zona “giardino” del locale e mi accomodo sul divano per seguire Germania – Ucraina su uno schermo apposito. Poco dopo però sento il richiamo della musica e entro.
I The Storytellers, band romana nata dalle ceneri dei Falling Here (e che in questi giorni fa statement su facebook che neanche le band con 200.000 like), propongono un pop punk un po’ piatto, nonostante strumentalmente siano molto validi. Non riescono a prendermi. Però ho notato che live, il frontman Valerio, rende meglio che nelle cover di youtube, senza tutta quella voce effettata dall’autotune.

Di nuovo, non mi dilungo sui Why Everyone Left, bombe vere della scena, e passo direttamente al set dei Chunk.
La scaletta è la stessa di Parma (onestamente pensavo avrebbero aggiunto, oltre a Reasons To Turn Back e I Am Nothing Like You, Captain Blood o Insanity rispetto al set dello Slam Dunk) i suoni sono perfetti stavolta, Bert e compagni come al solito tengono il palco come pochi, ma il live è meno divertente di quello della sera prima. 13406970_1243131442372165_148240787919759993_nLa gente è presa bene per metà, poi comincia la “zona mosh a caso”. Rega allora, un conto è fare questa cosa (che poi, vi allenate a casa tipo in camera? Fa riderissimo!) magari avendo un briciolo di rispetto per chi vi sta intorno, un altro conto è tirare calci in faccia random. Vedo un ragazzo che esce dal pit sanguinante e la gente che chiede scusa. Per quanto mi riguarda, scusa un cazzo. Sarò io che sono vecchio ma la gente va davvero ancora ai live per far male? Boh.
Un’altra cosa degna di nota è la rissa nel bel mezzo del set, un ragazzo venuto dalla Spagna solo per i Chunk è stato costretto da un gruppo di idioti ad abbandonare il locale dopo tipo quattro pezzi, altrimenti, testuali parole, “per te finisce male zi”. Vedete voi insomma.
Ultimo consiglio al pubblico della serata di domenica (direttamente dalla Francia, non sono pensieri solo miei): non salite sul palco per rubare il microfono ai cantanti per un quarto d’ora, fidatevi che loro vi butterebbero giù a calci se potessero. Non vi viene il dubbio che il frontman che sta a lato del palco a guardarvi sia un pizzico infastidito? Senza contare che la gente è lì per sentire Bertrand, non voi. A malincuore, e per dovere di cronaca, devo buttare dentro questo discorso anche un amico, che si è pentito comunque, e per farsi perdonare camminerà sui lego per 4 km e mi offrirà tipo una pizza #justsaying.
A fine set poi, il palco è invaso da 100 persone e di questa cosa obiettivamente ne abbiamo parlato anche troppo, smettetela. Più Parker Cannon per tutti quindi!

Saluto i miei amici modenesi, quelli francesi, con la promessa di un ritorno nel 2017, e torno in Hotel accompagnato dai tenerissimi Tidus Is Alive.
Come sempre i Chunk! No, Captain Chunk! mi regalano emozioni incredibili, sono la band della mia vita, sono persone della vita, e li andrei a vedere ogni sera.

Oh, ma non è che vi serve un merch guy?

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