Di Umberto Damigiano feat. Sara Cavazzini
Dopo un sabato dominato da pioggia e grigiore, a sorpresa di tutti noi domenica 4 ottobre il tempo ha deciso di inserirsi nel mood giusto e di proclamare in maniera perfetta la prima edizione del Push It Fest! Il fest è nato da un’iniziativa dei Bonetrax, band rapcore/hardcore di Bergamo che, anche se nata da pochi mesi, ha già voluto mettersi in gioco cercando di dare un’ulteriore input all’attuale scena pop punk e non solo.
Partiti da Molino Dorino con i due quarti dei bellissimi Sandglass aka Luke e Andrea e il sudamericano più Org che ci sia, ci dirigiamo spediti verso il Centro Incontri Cultura di Antegnate, location del suddetto fest.
Appena arrivati notiamo che la struttura del centro giovani è molto spaziosa e ben organizzata; all’entrata sono presenti diverse rampe dove è possibile skateare liberamente e partecipare ad un best trick contest, mentre sul lato destro sono presenti diversi stand dove si possono acquistare t-shirt, scarpe e tavole da skate dipinte.
I primi a calcare il palco sono i giovanissimi Mr.Day; con un sound che si orienta verso il pop-punk, i magnagati vicentini mettono in bella mostra il loro potenziale alternando pezzi in inglese ed in italiano come “Non Vali Niente”, la buonissima “Bel Paese” e “Battle Cries”, che anticipa l’uscita del loro upcoming EP Heroes Of This Town.
Con gli Awake To Recall si viaggia su una direzione molto più metalcore, in pieno stile A Day To Remember (forse a tratti anche troppo). L’esecuzione delle canzoni è abbastanza precisa, i suoni sono puliti ed energici; come avevamo già notato la prima volta che li avevamo visti (quando si chiamavano ancora Heaven Can Wait), le doti canore del vocalist sono buone e il batterista deve aver seguito il nostro consiglio di gennaio e deve aver mangiato le fruit joy; l’unica pecca sono i breakdown inseriti in contesti dove sono un po’ fuori luogo, gli occhiali da sole del vocalist in un posto dove i raggi del sole non ti creano fastidio e l’errata combinazione calzini bianchi/skinny neri del chitarrista (aimatrabolfashionblogger finisce qui, scusate).
Successivamente salgono sul palco i Rising Over direttamente da Padova (passando per Cremona). Seppur non precisamente definito, il quartetto veneto suona un pop-punk influenzato dal metalcore con elementi di musica elettronica. La band è riuscita nell’intento di scaldare gli animi nella fase iniziale del fest suonando tutto “Butterflies And Faded Words” e anche qualcosa di nuovo; l’unico fattore che li ha penalizzati sono stati i problemi con le basi, parte importante nei loro pezzi, che non si sentivano come avrebbero dovuto, ma in fin dei conti hanno portato a casa la serata.
Una band che ha indubbiamente attirato la nostra attenzione sono i Poets Were Wrong. Le loro melodie spaziano dal pop-punk all’emo e i brani suonati, molto viscerali e malinconici, sono tratti dal loro EP Lapse; speriamo di poter sentire altro materiale da questa band sicuramente molto valida.
A seguire salgono sul palco i Just For Kicks; la band capitanata dagli inseparabili Hèlio e Cristiano ci ha proposto brani tratti dal loro primo EP Private Party, uscito quest’anno per Loserkid Records, più il cavallo di battaglia “WPA(Héliozone)”. Esibizione molto spinta e divertente, con qualche imperfezione dovuta maggiormente alle voci dei due frontman.
Uno dei momenti più attesi è finalmente arrivato: i Bonetrax, artefici di questo evento, sono pronti a farci swaggare. Con membri dei The Last Confidence più Gabriele alla voce, il quartetto di Bergamo è pronto a farci puttare le nostre hands up; la band suona l’EP d’esordio appena pubblicato Melting Pot e subito si crea fomento nel pit. Un’esibizione bomba dettata dalla grinta e dalla passione che questi ragazzi impiegano in quello che fanno.
Direttamente da Bolotown è ora il turno dei Nobody Will Care.
Re dei College Party ed attualmente una delle migliori formazioni pop punk di Bologna, la band ci ha regalato una prestazione live fantastica. Con un’attitudine molto HC i regaz hanno suonato diversi brani estratti dell’EP Lifesteps appena pubblicato, tra cui spunta la grintosa Humankind, sia pezzi del primo EP Serious Staff; niente da dire, caricanza a mille e gomiti alti.
Loro non hanno bisogno di presentazioni in quanto nel corso di questi anni sono riusciti ad accaparrare consensi da Nord a Sud Italia, ebbene parliamo proprio dei romani Leftovers.
Esecuzione veloce, imprecisa e contraddistinta da circle pit, stage dive e mosh. Tra i brani proposti spuntano l’inno “Party Part 1”, “Last Summer Sucked” e anche una buona parte di tracce estratte dal loro nuovo EP This Time Tomorrow. Di certo i Leftovers non vantano una certa fama per quanto riguarda precisione d’esecuzione e suoni ben puliti, ma sicuramente sul palco ci sanno fare e riescono a coinvolgerti nei loro sfrenati party in pieno stile U.S.A.
A chiudere la serata nel poco tempo rimasto ci sono i Well Planned Attack, alla prima uscita dopo il cambio di formazione con l’addio di Fabio (cantante, ora sotituito dal buon Nas) e l’arrivo di Fabio (al basso al posto di Manu che adesso è alla chitarra, questo cambio di formazione sembra una puntata di Beautiful).
Tra canzoni vecchie e nuove, tra cui “She Said She Speaks Swahili”, “Good Bye For Good”, “Won’t Stand Down”, “Armend And The Destroyers” (fatta per la prima volta, con feat di ehliogomme che è peggio del prezzemolo) la band affronta il primo live con il nuovo assetto in modo soddisfacente, dimostrando che le difficoltà degli ultimi mesi sono ormai passate. La loro performance, e con questa anche tutto l’evento, si conclude con “I Feel Like Viktor Navorski”, superhit, sing-along e tutto quello che volete.
Il Push It Fest è stata l’ennesima iniziativa che dimostra qui qualcosa si muove, che la voglia di fare c’è, che organizzare eventi di questo tipo è possibile, che le persone ci sono, che di band valide ne abbiamo, bravi Bonetrax per aver organizzato, brave band, brave persone per esserci state, BRAVI TUTTI!