“Blurryface” by twenty one pilots

twentyDi Rita Vitiello

Se mi conoscete da anche solo 5 minuti sapete che per me i Twenty One Pilots sono la cosa più bella di questo mondo, quindi non aspettatevi una recensione seria e professionale.

Girano il mondo da poco (rispetto a tutte le altre band) e quest’anno ci hanno deliziato con il loro –tecnicamente – quarto album Blurryface (la band però dice secondo, segnandoVessel come album di debutto e non il self titled uscito nel 2009). Appena uscita la notizia di questo nuovo album sono iniziate le domande: chi è Blurryface? Come sarà questo album? diverso oppure no?

E noi lo scopriremo solo vivendo, cioè adesso. Non possiamo inserire i Twenty One Pilots in un genere preciso, loro fanno un po’ quello che più gli pare. Tyler vuole urlare? Lui lo fa. Vuole cantare qualche pezzetto in rima? Idem. Vuole fare una canzoncina con ukulele e piano? Beh, lui fa tutto. Se a lui piace LUI FA. Forse è questo il bello di questa band, fanno quello che vogliono, hanno un loro personal genre. Sto parlando troppo e a nessuno frega di queste robe ma lo faccio comunque perché voglio spingervi ad ascoltare la loro musica. Magari vi fa schifo, magari pensate vi faccia schifo e poi invece no. Insomma provate.

Inizia “Heavy Dirty Soul” e io mi inchino a Josh Dun perché la batteria mi fa volare in altro; Tyler va di rap veloce ed è difficilissimo stargli dietro. Ottimo inizio per l’album, io già la do per una delle migliori. Lyrics presi da “Street Poetry” giusto perché loro sono per il ricliclo ma anche perché gli stessi fan avevano chiesto una canzone su questo “poem”. Ma hey, avete notato come già da questo video avevano introdotto “Blurryface”? La voce che diventa più bassa…questo è la prova che la band aveva in mente questo album e personaggio già da parecchio tempo. Insomma che bastardelli.

Stressed Out” è il terzo singolo rilasciato dalla band ed è stato anche il primo a presentarci “Blurryface”; Tyler aveva scritto “Who’s Blurryface?” sul suo profilo Twitter e qua ci viene data una risposta: rappresenta le insicurezze, le paure, i dubbi, tutte quelle cose che tutti noi abbiamo provato almeno una volta: “but now i’m insecure and I care what people think. My name’s Blurryface and I care what you think”.

L’ultima frase se presa da sola può ingannare, insomma che bello a qualcuno interessa quello che penso! E invece no, per colpa di questo Blurryface ci interessa TROPPO l’opinione degli altri, creando poi disagini disagetti per la nostra salute ma visto che non so bene come spiegarvelo vi copio quello che ha scritto un tipo a caso che è più bravo di me con le parole: “the fact that the line from the first verse is directly followed by Blurryface saying he cares what you think kinda shows that BF is the insecure part of Tyler’s brain that cares about other people’s opinions and causes him stress. BF caring what you think is a bad thing”.

Ovviamente essendo la prima canzone che sentiamo che ci introduce a questo “personaggio” non può mancare la sua presenza all’interno del brano, più precisamente nell’ultimo verso: “We used to play pretend, give each other different names, we would build a rocket ship and then we’d fly it far away, used to dream of outer space but now they’re laughing at our face, saying, wake up, you need to make money”.

Ride” è una di quelle canzoni che non riesci a descrivere perché le parole non bastano, va ascoltata. Ti entra in testa e addio a tutto il resto. Una cosa che non è sfuggita al mio udito è il “metaphorically I’m a man” che è tipo il contrario di “metaphorically I’m a whore” che si sentiva in Ode To Sleep nel primo album. Coincidenze? Io non credo. Il filo conduttore del album è il pensare troppo, infatti “i’ve been thinking too much, help me” è la conferma di quello detto prima. Pensare troppo, in molte situazioni, fa male.

Fairly Local” è il primo singolo estratto dall’album,  la scelta più ovvia visto che fa notare quanto è cresciuta la band.  La canzone a quanto pare è stata dedicata ai fan  – alla clique –   un po’ come a ringraziare quello che hanno fatto per loro. La melodia e le parole sono più cupe ma nello stesso tempo piene di speranza. Il succo è che alla fine si cresce, si cambia e tutto va per il meglio “good people now”.  Anche qua fa capolino Blurryface, rappresentato dalla voce più bassa.

La quinta traccia, nonché secondo singolo, “Tear In My Heart”, è l’opposto della precedente. È la prima canzone d’amore della band: in un’intervista Josh ha dichiarato che è da un po’ che volevano fare una canzone del genere ma non sapevano bene come, perché non volevano scrivere qualcosa e poi pentirsene/suonarla pensando a quella persona per il resto della loro vita (da per scontato che se avessero scritto una canzone del genere da giovani – 17 anni –  se ne sarebbero pentiti) quindi quale occasione migliore se non scriverla ora, con Tyler ormai sposato? Si capisce benissimo sia dal testo – che dal video –  che parla di come Jenna sia riuscita ad aiutare Tyler durante i suoi momenti più difficili.

La sesta canzone è “Lane Boy”. Vi ricordate “Guns for Hands”? Ecco combinazione tra reggae e musica elettronica che si ripresenta e CHE BELLEZZA quanto GASA. In questa canzone ammettono che all’interno del CD ci sono canzoni più comuni (“there’s a few songs on this record that feel common I’m in constant confrontation with what I want and what is poppin’ In the industry it seems to me that singles on the radio are currency my creativity’s only free when I’m playing shows”) e che molti fan potrebbero lamentarsi, però loro cercano comunque di fare quello che vogliono, non tenendo conto di quello che va di moda ora nelle radio: “They say, stay in your lane, boy but we go where we want to”. Verso la fine però può un po’ stufare, sicuramente non è la migliore dell’album ma è bellissima comunque, più l’ascolti e più ti piace.

Con “The Judge” ci diamo una calmata e il nostro carissimo amico ukulele torna; io non so che dire se non 10+. Tyler tocca delle note che io non so proprio come faccia, mi inchino e me ne vado a testa bassa e poi è super catchy.  “Døubt” è forse una delle canzone più belle del mondo e io me la voglio sposare. Anche questa non si riesce a descrivere quindi l’unico modo per capirla è ascoltarla. Fatelo. “Don’t forget about me” e io vi giuro che non lo farò mai, potete contare su di me.

Si continua con “Polarize” dove udite udite, si sente il basso! Un piccolo miracolo visto che è una delle prime volte che la band lo inserisce tra le loro canzoni. Tyler in questo album “urla” un po’ di più rispetto ai precedenti e qui ovviamente non può mancare qualche urletto alternato al rap. Ora arriviamo ad una delle mie preferite, cioè “We Don’t Believe What’s on T.V”. L’inizio, un po’ simile a quello di “Dance, Dance” dei Fall Out Boy (ma solo per 3 secondi), viene raggiunto dal nostro amico ukulele e LA TROMBA suonata da indovinate un po’ chi? Josh Dun! Che bravo ragazzo, che meraviglia, che canzone super gioiosa! Già la vedo che scala la classifica delle radio (in US). E’ così estiva!

“Message Man” ricorda un po’ la musica degli anni ’80 mischiata al reggae, insomma una bella frittata che però nel loro caso funziona.

Siamo quasi alla fine e “Hometown” è completamente diversa dalle altre; molto dance, è quella che all’interno dell’album mi convince meno. Forse un esperimento della band che, secondo me, non è riuscito perfettamente.

In “Not Today” torna il basso giusto per salutarci. Una canzone “vecchio stile” rispetto a tutte le altre, carina e molto facile da imparare.  

 L’album si chiude con una nuova versione di “Goner” e dico nuova perché nel 2012 la band su YouTube ne aveva già postato una versione, tipo una bozza su cui poi lavorare con più calma. È una delle canzoni preferite di tutti, sia dei fan che della band. Rappresenta la vittoria su Blurryface “I’ve got two faces, Blurry’s the one I’m not. I need your help to take him out […] Don’t let me be gone. I’m a goner somebody catch my breath” e non potevano trovare modo migliore per chiudere questo piccolo capolavoro. Oh io non so come definire questa canzone se non appunto con “capolavoro”.  Le lacrime, i feels…tutto.

Anche questa volta i Twenty One Pilots non deludono. È un CD che accontenta tutti i fan, si sente quanto sono cambiati rispetto agli album precedenti, non tutti sono contenti di questo cambiamento ma se è questo quello che volevano fare beh complimenti perché per me è perfetto. Non riesco a dare un giudizio oggettivo perché, come vi ho detto prima, questa band per me è davvero la cosa più bella del mondo. Sono ormai 3 anni che dico a tutti di almeno provare ad ascoltarli, perché sono unici, particolari e riescono a non essere mai banali, propongono sempre qualcosa di nuovo.  Poi i testi…ragazzi i loro testi sono seriamente la cosa più bella del mondo. Può non piacere la loro musica, ma le parole è impossibile.

Ah se avete iniziato ad ascoltarli grazie al mio eccessivo spam, mi aspetto un “grazie Rita!” in tal caso,

Prego.

Ps. Chi è il vostro “Blurryface” ?

5/5

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