“DEH” – College Fest @ Albenga, 10-01-15

Di Samir Batista

4Il 2014 è finito con un fest da mille band, a Lodi, “lamoreèciecomacisentebenissimo” o qualcosa figo del genere, e il divertimento è stato tanto, quindi noi di Aim ci siamo chiesti, “perché non continuare così e andare avanti a cominciare il 2015 con qualcosa di simile?”. Detto fatto, ma invece di giocare in casa siamo saliti in macchina e partiti per la prima trasferta dell’anno. Destinazione Albenga (SV), in Liguria, detta anche “città dai 10 gradi in più” e “casa dell’isolotto cui nome non ricordo vicino alla riva”. Almeno, io la ricorderò sempre così.

Come mai il viaggione? Beh, sembra strano da dire, ma in una città che NON E’ MILANO, avrebbero suonato 12 BAND EMERGENTI ITALIANE, tutte dello stesso genere, tutte fomentate, tutte pronte per il College Fest 2. Non si poteva mancare. Ma siccome ovviamente siamo dei ritardatari, purtroppo non ce la facciamo a beccarci la prima band (che suonava alle 16.40, prima assoluta per una band italiana!), ossia i Soundwaves da Roma. Ci spiace, amici. Per fortuna si riprende poco dopo coi nostri close buddies Just For Kicks. I JFK non ci regalano la loro migliore prestazione, almeno all’inizio, ma un po’ si riprendono a metà set e chiudendo con W.P.A. si intravede già la gente che canta sotto al palco.

Il palco, per la cronaca, è altissimo, assurdo! Fa strano vedere uno stage alto circa un metro in un luogo così piccolo, così remoto, e infatti un po’ si perde quel contatto che questo tipo di band ha bisogno di avere col proprio pubblico, fatto che va a nuocere quindi sia ai performer che agli spettatori. Ma nessuno ci vuole pensare due volte prima di suonare ad un evento del genere, e i prossimi sul palco sono i local heroes 4 Real, che suonano un punk rock ‘n’ roll carino, orecchiabile, e il loro batterista Nicholas detto WeeMan è sempre l’eroe, ovunque, sia sul palco dei Sum 41 davanti a 30.000 persone o con la sua band a due passi da casa.

1I Summer of Hoaxes sono per me la sorpresona della serata, perché se non li avevo mai amati ascoltando le loro tracce in studio, con questa prestazione mi han fatto ricredere, ben presenti e precisi on stage. Unica pecca: il rum e cola. Mannaggia a loro. I Sandglass3 invece sono ansiosi di dimostrare che sanno farci anche con una formazione diversa, un cantante solista in meno ma un chitarrista in più. Fanno qualche errore qui e là ma tutto sommato la prestazione è buona, tante le cover per compensare ai soli 3 pezzi pubblicati ma nulla da ridire; a Quicksand dei The Story So Far mi sono caduti gli occhiali da quanto casino si faceva e non so come facciano ad essere ancora integri. In rapida successione ci sono i Raise Your Fall da Modena e ancora altri amici, i The Last Confidence. I TLC fanno la loro, le canzoni sono sempre bellissime da canticchiare, ma io continuo a non essere purtroppo convinto dal nuovo cantante solista. A me piacevano quando avevano tutti in mano degli strumenti, oh, che vi devo dire? I modenesi invece si differenziano dal resto visto che la loro cantante penso sia l’unica ragazza salita sul palco in quelle 10 ore di concerto, ma la prestazione non ci ha convinto molto. Tirati.

Prima della seconda band di Modena si esibiscono altri ragazzi della zona, i 20Dropout, che alla batteria hanno l’organizzatore di questi bei College Fest. Umberto ci sa proprio fare ed il cantante mi strappa un sorriso, ha dei movimenti che non sono abituato a vedere ma senz’altro originali e tiene il palco in maniera alternativa. Bravo! 2Come preannunciato a cominciare il round finale ci sono altri ragazzi di Modena, sono 5 e di nome fanno Why Everyone Left (sì, esatto, come la canzone dei Real Friends). Se non avete mai visto i WEL allora non lo potrete capire, e non riesco nemmeno a descrivervelo, ma l’energia è diversa, non è da band emergente. Basti solo dire che a Battlefield sotto il palco non c’era spazio per respirare, la gente si è mossa come non si muoverà più per tutto il resto della serata e insomma creano quel bordello che nessun’altro, tra 12 band, riesce a creare. E pensare che avevano suonato il loro primo concerto solo 364 giorni prima.

Tempo di correre al multisala di fianco a pisciare perché qualcuno – non si sa chi – ha messo in disuso il bagno del locale, che poi, alla loro prima trasferta, si preparano i Traveller’s Tales. Erano loro che volevo più vedere, per la prima volta, perché il primo EP fuori da solo un mesetto mi ha scombussolato la vita. Non deludono, anzi… Ci sanno fare come una band in giro da secoli. Il loro pop-punk molto emo è arricchito da una grande prestazione, noi sotto cantiamo (dire così è sminuire la situazione, io ci ho perso la voce a cantare Gladstone Ave.) e loro ci rispondono con tutto ciò che hanno. Bombe.

Il duro compito di susseguire a due gruppi del genere viene affidato ai torinesi Stereo Age, già presenti al primo College Fest coi TLC, e infine ai Last Day Before Holiday. I primi non mi fanno impazzire, molto generici, mentre i LDBH sebbene io odi i sintetizzatori (tranne negli AVA, certo. AVA!) dimostrano di essere in giro da così tanto tempo non per puro caso. E’ inevitabile osservare che i movimenti del cantante sono un po’ troppo simili a quelli del cantante degli Angels & Airwaves (sì, so che canta anche in un’altra band, ma così ho l’opportunità per essere meno professionale e nominare due volte gli AVA), però si fa perdonare con una grande prova al microfono.

12 band, 10 ore, tanta birra, tanta pizza e tanti amici. Due mesi fa ero stato a Roma e avevo lodato il Pop-Punk Basement Show , oggi sono qui a ripetere la stessa cosa. Sono queste le cose che servono, e sopratutto sono queste le cose che mi rendono felice. Bravissimo Umberto all’organizzazione, si merita 182 minuti di applausi, bravissime le band, fantastico il pubblico. E’ solo l’inizio dell’anno, e io sento sempre dire: “Se il buongiorno si vede dal mattino…”

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