di Leonardo Passari
I Weezer sono tornati in un modo talmente clamoroso che io sono allibito dal fatto che il mondo non se ne sia quasi accorto, nessuno speciale su Studio Aperto, nessuna guerra sospesa in occasione dello streaming su Spotify o invasioni alle radio, niente di niente, sono indignato e al tempo stesso mi sento parte di un’ elite formata da tutte quelle fantastiche persone che nel 2014 sanno ballare sui Weezer. Io di certo non c’ero quando sono esplosi nei magnifici 90’s, li ho conosciuti dapprima grazie ad una puntata di R.J. Berger (che telefilm ragazzi..) che si chiamava “Io, te e i Weezer” dove R.J. si faceva sgamare dalla security mentre entrava di nascosto ma si ritrovava davanti il Cuomo che gli regala il VIP pass, sono fortune.
Era finita lì, bella puntata e nulla di più, poi qualche anno dopo mi sono imbattuto in “Buddy Holly” – ma come sono originale – e il suo geniale video “Happy Days” fino a scrivere cavolate per aim a trabolmeicher, che come frase l’hanno scritta in tanti (non proprio così letteralmente) ma l’hanno scritto soprattutto loro, i Weezer.
“Everything Will Be Alright In The End”, o EWBAITE se preferite, è un ritorno al passato talmente passato che suona come una novità, almeno per me che quando uscì “The Blue Album” ancora non esistevo.
Essendo questi due album quelli su cui mi sono soffermato di più, posso dire che ewbaite potrebbe benissimo essere stato pubblicato due annetti dopo il Blue Album e invece no, di anni ne sono passati ben venti, vent’anni di distanza che separano “My Name Is Jonas” da “Ain’t Got Nobody”, tipica canzone alla Cuomo & Company con il palm mute di radice Punk/Grunge che si fonde con i ritmi Pop, perché in fondo cosa sono i Weezer? Dei ragazzi troppo carini per fare i Punk tra Nirvana e Rancid e troppo intelligenti per essere una boyband.
“Back To The Shack” è stata una bomba nucleare che ha invaso la mia casa per settimane, epica e nostalgica al punto giusto, a proposito, solo io ho notato il “LASCIATE OGNE SPERANZA VOI CH’INTRATE” rigorosamente in italiano dantesco all’inizio del video? Comunque credo che come hit non sfigurerebbe neanche in discoteca per quanto mi riguarda e poi ragazzi, che ritornello!! “Rocking out like it’s 94“, you’re doing it damn right.
Un commosso “Adios” all’ormai decadente genere musicale più importante della storia come ispirazione di generazioni e generazioni è “Eulogy For A Rock Band”, certo, i Weezer non potranno dirlo, ma noi potremo sempre dire di avere ancora i Weezer.
La terza traccia pubblicata su YT è stata “Lonely Girl” e i suoi coretti dolcissimi che accompagnano il Lonely Boy a trovare un po’ di coraggio per stare da soli sì, ma insieme.
Riassumerei il contenuto della seguente “I’ve Had It Up To Here” con il verso “Don’t wanna be mass consumed, I’m not a happy meal” e poi, dato che i Weezer non sono inglesi e sembrano fieri di non esserlo perché viva la libertà e la revoluciòn, virano da una marcetta di guerra ad una ballad indipendentista di nome “The British Are Coming”, i british che i coloni combatteranno; “this is the destiny of all mankind, we will shake off these chains and shackles that bind” che riassume un po’ il concetto della massima “everything will be alright in the end“.
Fischiettando giungiamo ad un amore enigmatico, criptico, ermetico, tanto che:
“Even Da Vinci couldn’t paint you,
Stephen Hawking can’t explain you,
Rosetta Stone could not translate you ,
I’m in a loss for words
I couldn’t put it in a novel,
I wrote a page but it was awful.”.
C’è veramente qualcosa da aggiungere?
Sembrano canzoni già sentite forse, ma avranno sempre qualcosa di nuovo, “Go Away” ad esempio alterna il lui-Rivers alla dolcissima voce della lei-Bethany Cosentino che litigano allegramente in una canzone non catalogabile in nessuna epoca, che mi costringe a creare un nuovo genere, l’eternal pop rock.
Mi viene da dire: “Stiamo scherzando?”, No dico, c’è una canzone non clamorosamente fantastica in questo album? “Cleopatra” è un po’ più acustica ma non è questo che la rende fantastica, piuttosto il ritornello con uno strano e minuzioso delay sul tempo, il pre-bridge egyptian-ish e il bridge che qualcuno dice sia stato scritto da un resuscitato Kurt Cobain, “5-10-15-20-25-30-35-40, you’re older, you’re colder“.
Quando musicalmente non mi mandano fuori di testa come in tutto il resto dell’album sono comunque socialmente utili, “Foolish Father” è molto commovente e ci da un’ampia veduta sulle delicate relazioni padre-figlio/a con uno shelleyano finale ottimistico (santo cielo come sono erudito) che ho adottato anch’io come motto per la vita, parafrasando, la frase più ascoltata in quest’album, ripetete all together: “everything will be alright in the end“.
Mancano tre capitoletti a questo CD che se fosse un libro sarebbe un must per i giovani disorientati tipo “Il Giovane Holden”, e dunque “I. The Waste Land” è un’instrumental classic rock quasi alla Guns in cui un lunghissimo assolo ci lascia l’amaro in bocca e si trasforma in una ballad con tanto di pianoforte e anche qui una sezione strumentale molto corposa; la sensazione è quella di essere entrati in un CD nel CD perché i ritmi sono molto diversi dal resto dell’album. Al secondo capitolo “II. Anonymous” si lega senza pause l’ending chapter “III. Return To Ithaka”, anch’essa strumentale e piena di flanger e suoni anni ’70/’80.
Probabilmente il finale non rispetta le aspettative o semplicemente varia proprio per non rispettarle, ma il bello di questo album è nella sua totalità; in fondo anche il finale del “Giovane Holden” non è poi così entusiasmante, ma è comunque uno stile di vita.
“I’ve had another nightmare”
“Go back to sleep honey, everything will be alright in the end”.
=W=
Best Tracks: Back To The Shack, Cleopatra, Ain’t Got Nobody, Da Vinci, Go Away
Vote: 5/5