Ci troviamo davanti al quinto full-lenght della band britannica capitanata da Oliver Sykes. O li si ama o li si odia, i Bring Me The Horizon sono una di quelle band capaci di non lasciare mai indifferenti. Premetto che la sottoscritta in questa recensione NON sarà super partes, mi sembra giusto avvisarvi.
La prima traccia dell’album è “Can You Feel My Heart”, che inizia in modo inaspettato con parti elettroniche in cui si mette da subito in mostra il nuovo acquisto della band, il tastierista Jordan Fish. L’atmosfera di fondo è quella che caratterizza da sempre il gruppo di Sheffield, ma le innovazioni che si notano già dalla prima traccia sono l’utilizzo del clean da parte del cantante e un cambiamento nello stesso stile di scream, e questo lato più catchy, supportato dalle tastiere, che male non fa. Canzone che si stampa in testa immediatamente al primo ascolto e il testo è veramente bello.
Segue poi “The House Of Wolves”, con un ritornello anche qui estremamente canticchiabile. Ecco, un altro aspetto che caratterizza questo nuovo capitolo è il massiccio utilizzo di cori, che sono un po’ la moda del momento, ma che si inseriscono perfettamente nel sound della band, senza forzature.
“Empire (Let Them Sing)” continua questa nuova tendenza, pur essendo forse la canzone meno interessante dell’intero album.
“Sleepwalking” è il terzo singolo estratto ed è sicuramente la canzone più calma, con il classico intermezzo “acustico” usato spesso e volentieri anche nei CD precedenti. Bella traccia, sicuramente innovativa e ben costruita. Ci piace.
Con “Go To Hell, For Heaven’s Sake” si torna ai ritmi più agitati con un testo che, come si può immaginare dal titolo, può esservi più che utile per mandare a quel paese quella persona che tanto odiate. Grazie BMTH.
Si prosegue con “Shadow Moses”, primo singolo estratto e canzone fatta apposta per la dimensione live, dove personalmente non vedo l’ora di sentirla. I breakdown sono qualcosa di spettacolare, da pura esaltazione.
“And The Snakes Start To Sing” è una canzone particolare, differente dalle altre qui presenti, e il testo è uno dei più scuri e cupi dell’intero repertorio della band. In generale il lavoro di composizione di questo pezzo è magistrale.
“Seen It All Before” è un altra traccia perfetta. Ormai a questo punto del CD abbiamo capito che la nuova direzione presa dalla band prevede l’utilizzo del clean spesso e volentieri, ma è incredibile come questa decisione non influisca minimamente sulla “pesantezza” musicale, tanto che gli haters non avranno sicuro vita facile nel gridare al solito “venduti!”.
“Anti-vist” è il secondo pezzo estratto dall’album e ricorda un po’ “Anthem” dell’ultimo CD. Perfetto anch’esso per la dimensione live, per la quale è appunto stato pensato anche il ritornello.
“Crooked Young” è una delle canzoni più radio-friendly del lavoro, se così si può chiamare. Già dal primo ascolto la si è quasi imparata a memoria e non è una cosa che si può dire per molte canzoni dei BMTH.
E arriviamo così alla conclusione, dove è “Hospital For Souls” a fare gli onori di casa. Introdotta da un discorso di Oli che, a differenza del tono cupo che caratterizza le altre canzoni, sembra dare un po’ di fiducia. Qui addirittura una buona parte parte del pezzo è cantata e il lavoro delle chitarre è più che notevole.
Insomma amateli o odiateli, ma non potrete in ogni caso non ammettere che i Bring Me The Horizon sono sempre stati e sempre saranno gli innovatori, gli intrepidi che si mettono costantemente in gioco e riescono a portare con ogni nuovo album una ventata di aria fresca in un genere spesso troppo chiuso e codificato. E quest’album non fa eccezione.
Voto: 5/5
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